giovedì 8 gennaio 2015

Fondamentalismo

"Se seguitate, io rido..." (Lorenzo da Ponte). Qualsiasi fondamentalismo (e, voglio precisare, anche il culto della realtà come esclusivamente razionale è una forma di fondamentalismo dogmatico, in virtù del quale gli uomini risultano vieppiù asserviti ad accettare come naturali leggi ed espressioni quantomeno incongrue e ripugnanti all'intelligenza) è il modo in cui l'essere bruto e bestiale si vendica dell'intelligenza che gli fa difetto. Quando si vuole da certe forze politiche che la realtà perda il suo carattere propriamente umano, ossia l'ambivalenza, si fa violenza all'uomo, anche se si faccia mostra di lusingarlo. Il carattere ambivalente della realtà è quello che naturalmente risulta allo "animal rationale", quello stesso che Luigi Pirandello definì brillantemente come "sentimento del contrario". Eliminando questa umanissima e naturale ambivalenza, si spiana la via al mero animale, il cittadino perfetto di certe forme di statalismo spiccio. Più l'uomo è naturalmente intelligente, più conserva della realtà un senso pittorico, carnevalesco, di maschere in movimento, cangianti, colorate, evanescenti, giocose, imprevedibili, ridenti. Lo statalismo assoluto, invece, non ama l'arte, può ammetterla come blando happening culturale, ma gli ripugna inevitabilmente il senso onirico di quella, quando essa venga intesa nel suo elemento proprio: la visione senza concetto.

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